La storia della birra |
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Ti sei mai chiesto come è stata inventata la birra? Leggi questa pagina e scoprirai la storia di questa meravigliosa bevanda e alcuni dei suoi segreti...
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“I germani bevono una specie di increscioso intruglio di orzo o grano che con il vino ha una somiglianza molto ma mooooolto lontana (tipo fra la Bellucci e Fantozzi)”. Questa la traduzione, ovviamente in tutto e per tutto letterale, di un passo della “Germania”, celeberrima opera di un qual certo storico romano di nome Tacito. Ovviamnete, sto romano era viziato, dal sole e dal calore degli splendidi paesaggi italici, sui cui fertili terreni le vigne portavano degli splendidi frutti per farvi un vino altrettanto splendido. Tale almeno lo era per gli antichi palati. Oggi probabilmente il vino dell’epoca ci farebbe letteralmente schifo, ma questo è un altro discorso. Chissà cosa pensassero i germani, soliti a sbevazzare in allegra compagnia e ad ingurgitare quantità industriali di fermentato di grano, di quella bevanda. Peccato non sapessero scrivere. Ma in compenso sapevano bene come godersi la vita e trascorrere le miti notti d’estate, e le lunghe notti d’inverno.
I nostri cari romani, però, nella loro smodata superbia probabilmente ignoravano che il fermentato d’orzo o di grano era di ben più antica tradizione che non il loro vinaccio, proprio loro che tanta importanza davano alle tradizioni del passato. Eh già cari miei, le prime notizie circa un primordiale processo di birrificazione risalgono ai sumeri, popolo vissuto in Mesopotamia ca. 6000 anni fa. È probabile che le prime birre fossero nate per sbaglio ancora prima, quando una sbadata casalinga (che non smetterò mai di ringraziare abbastanza) si scordò di una pagnotta che (miracolosamente) cominciò a fermentare, diventando sì una poco gradevole poltiglia, ma dalle qualità alquanto sorprendenti. Riuscì così a far ubriacare il marito, per poi farsela in tutta tranquillità con il fanciullo del latte. Ma anche questa è un’altra storia.
Torniamo ai nostri sumeri i quali per loro e nostra fortuna sapevano scrivere. È grazie alle loro famigerate tavolette iscritte che abbiamo conoscenze abbastanza dettagliate di come facessero la birra. Con del grano (non mi ricordo quale ma non ha importanza) formavano delle allegra pagnotte che poi venivano lasciate fermentare dentro l’acqua. Non ci meravigliano le notizie per cui i sumeri avrebbero “tagliato” la birra con del miele o i più disparati tipi di spezie. Ciò ci dice ben due cose: primo, che checché oggi se ne dica non abbiamo inventato un bel niente, né in Belgio né a Piozzo (CN) (sede del birrificio Baladin); secondo, che la birra doveva avere un sapore orripilante a causa di spietati microorganismi indesiderati, e che dunque si voleva ad ogni costo coprirne il sapore (provate un po’a contaminare la vostra birra, qualora ve la facciate in casa, con una qualsiasi specie di esseri viventi che non sia l’adorabile “saccaromyces”, e vedrete che delizioso aroma avrà la vostra bibita).
Nel II millennio a.C. il regno mesopotamico dei sumeri “andò giù per il fiume” (non ricordo se il Tigri o l’Eufrate) (“andare giù per il fiume”= traduzione dal dialetto altoatesino di espressione equivalente a “andare in malora”, ndr.). Successivamente, all’incirca nella stessa area geografica si insediarono i babilonesi, che grazie alle fonti sappiamo conoscessero ben una ventina di tipi diversi di birra, più di quante siano le diverse marche di birra in tutti i negozi italiani messi insieme, eccezion fatta per la mitica “tana del luppolo” (andate in Germania o in Austria e alla vista degli scaffali infiniti stracolmi di birra dei più diversi tipi capirete cosa intendo). Pensate che già il re Hammurrabi, verso il 1600 a.C. fece redigere un codice (“codex hammurrabi”), che è un po’ l’antenato del famoso “Reinheitsgebot” tedesco, forse solo con un taglio un tantino più crudele. Eccovi qualche esempio:
- L’ostessa che si fa pagare la birra non con orzo ma con argento, o che serve della birra scadente a caro prezzo, verrà annegata.
- Una sacerdotessa che frequentasse o decidesse di aprire un’osteria, verrà bruciata
- Chi “taglia” la birra verrà annegato in una delle sue stesse botti di birra, o sarà “annaffiato” con birra finché non muore soffocato (e questa mi sembra indubbiamente la morte migliore)
...et via dicendo!
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A dir il vero, fu soprattutto nel medioevo che subentrò la buona abitudine di tagliare la birra con tutto ciò che capitava a portata di mano: gusci di uova grattugiati, estratti di pigna, iperico, prunus spinosa, un po’ di innebriante hyoscyamus e diverse terrificanti miscele di spezie. Vi lascio immaginare il sapore. Bleah! Sempre nel medioevo, poi, erano le “mancate” o “errate” fermentazioni a creare qualche problemino al mastro birraio. Certo non si poteva sapere che certi profumi e sapori di putredine, di uova marce e di tutto ciò che ci fa arricciare il nasino erano causati da certi invisibile, indesiderati e soprattutto insidiosissimi funghetti e micidiali microrganismi. Giustamente si decise di appiccare qualche focherello e di arrostirvi qualche disgraziata strega, incolpata giustamente o ingiustamente di aver fatto andare a puttane la fermentazione. Ovvio, rispetto ad un microrganismo la strega, a meno che non tentasse qualche disperata fuga à la Icaro, era più facile da catturare e lo spettacolo pirotecnico di durata ben maggiore.
Ma torniamo ad epoche per qualche verso più civili (soprattutto per quanto riguarda la cultura della birra), un paio di millenni prima della nascita di Cristo. Col tempo, infatti, quella bizzarra creatura che è l’homo sapiens sapiens, stufo di bere della birra acquosa e andata a male, decise e tentò di prolungarne la data di scadenza (oggi, molto più elegantemente, si strappano le etichette vecchie dalle confezione di cibarie avariate, sostituendovi quelle nuove) e di aumentare il contenuto alcolico (mi chiedo perchè non si limitassero a bere in meno tempo quantità maggiori: l’effetto sarebbe stato lo stesso con meno fatica). Fatto sta che nacquero all’epoca le export e le doppio e triplo malto.
Gli egiziani, poi, anche loro dei grandi maestri della birra, addolcirono la loro bevanda con dei datteri. Nel medioevo però ci si accorse che una birra era buona anche amara, e si decise di cacciare nel pentolone magico con la birra anche qualche fiorellino di luppolo che aveva anche il gradito effetto collaterale di rendere la birra più durevole (nel senso che non andava a male così in fretta, non che se ne bevesse di meno). Fun con l’emanazione, nel 1516, del Reinheitsgebot, l'editto della purezza, che in Germania si stabilirono gli unici ingredienti ammessi per la produzione di birra: orzo, acqua e luppolo (ovviamente, il lievito fu scoperto solo molto più tardi). Eccoli quei magici ingredienti che usiamo ancora oggi per fare la nostra birra.
Se, o caro lettore, desideri sapere qualcosa in più sul processo di birrificazione, troverai tutto ciò che il tuo intelletto e il tuo cuor braman sapere nell’apposita sezione. To be continued...
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Tobia |
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